Una vera sorpresa, come quella che ti può fare un vecchio amico o il vicino di casa che ti bussa alla porta e ti dice: …posso entrare?!? “Ma certo, accomodati, questa è anche casa tua”, è stata la pronta risposta dei “mariapoliti” romani e della presidente del Movimento dei Focolari Maria Voce a papa Francesco! E’ iniziato così l’incontro a sorpresa con papa Francesco alla Mariapoli capitolina, una visita improvvisa che per noi “gente normale” ha il sapore di un importantissimo e storico evento, ma che rappresenta un normalissimo momento di incontro per un papa “veramente speciale”.
Pubblichiamo con vero piacere nella nostra pagina dedicata al Movimento dei Focolari gli articoli dell’Osservatore Romano e del sito http://www.focolari.org, per i quali ringraziamo Daniel Tamborini e Mario Sturlese dell’affettuosa segnalazione.
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PAPA FRANCESCO ALLA MARIAPOLI DI ROMA
L’OSSERVATORE ROMANO:
Papa Francesco a Villa Borghese: Maria Voce (Focolari), “un programma per il futuro”
25 aprile 2016
“È stata la prima volta di un Papa a una Mariapoli e mi è tornato in mente quanto più volte ascoltato da Chiara Lubich per descrivere l’effetto che avevano in lei la visita e le parole di un vescovo alle Mariapoli”. Così Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, commenta su L’Osservatore Romano la visita a sorpresa che Papa Francesco ha fatto ieri al “Villaggio per la Terra”, manifestazione promossa a Roma, al Galoppatoio di Villa Borghese, da Earth Day Italia e dagli stessi Focolari. “Chiara Lubich – prosegue Maria Voce – vi riconosceva ‘un peso, un’unzione’ che le diversificava da quelle di chiunque altro, anche teologo o santo, e la percezione che con la sua presenza la ‘città di Maria’ raggiungesse il compimento: diventasse ‘città Chiesa’. Così è accaduto, nella pienezza, con la visita fuori programma di Papa Francesco al Villaggio per la Terra, dove, in collaborazione con l’evento di Earth Day Italia, si svolgeva la Mariapoli di Roma che però non si ferma nella capitale. Così ogni Mariapoli che si svolge e si svolgerà nel mondo – e sono centinaia – si sentirà guardata e amata alla stessa maniera”. Per Voce, “il parlare a braccio” del Papa, “mettendo fin dall’inizio da parte i fogli, era come dire: mi avete preso il cuore e devo rispondere a ciò che voi avete detto a me. E le sue parole nette, luminose, non erano solo riconoscimento per l’impegno e l’azione dei tanti che gli hanno parlato, ma avevano il sapore di un programma per il futuro: in esse ritornavano come idea forte il prodigio e la possibilità di trasformare il deserto in foresta. Mi ha fatto impressione il suo dire con forza che ciò che vale è portare la vita. Non fare programmi e rimanervi ingabbiati, ma andare incontro alla vita così com’è, con il suo disordine e i suoi conflitti, senza paura, affrontando i rischi e cogliendo le opportunità. Per conoscere la realtà col cuore bisogna avvicinarvisi. Avvengono così i miracoli: deserti, i più vari, che si trasformano in foreste. Papa Francesco possiede la forza della parola. Le sue immagini non si cancellano, né dalla mente né dal cuore”.
· Papa Francesco a Villa Borghese ·
25 aprile 2016
Così è accaduto, nella pienezza, con la visita fuori programma di Papa Francesco al Villaggio per la Terra a Villa Borghese, dove, in collaborazione con l’evento di Earth Day Italia, si svolgeva la Mariapoli di Roma che però non si ferma nella capitale. Così ogni Mariapoli che si svolge e si svolgerà nel mondo — e sono centinaia — si sentirà guardata e amata alla stessa maniera.
Quel suo parlare a braccio, mettendo fin dall’inizio da parte i fogli, era come dire: mi avete preso il cuore e devo rispondere a ciò che voi avete detto a me. E le sue parole nette, luminose, non erano solo riconoscimento per l’impegno e l’azione dei tanti che gli hanno parlato, ma avevano il sapore di un programma per il futuro: in esse ritornavano come idea forte il prodigio e la possibilità di trasformare il deserto in foresta.
Mi ha fatto impressione il suo dire con forza che ciò che vale è portare la vita. Non fare programmi e rimanervi ingabbiati, ma andare incontro alla vita così com’è, con il suo disordine e i suoi conflitti, senza paura, affrontando i rischi e cogliendo le opportunità. Per conoscere la realtà col cuore bisogna avvicinarvisi. Avvengono così i miracoli: deserti, i più vari, che si trasformano in foreste. Papa Francesco possiede la forza della parola. Le sue immagini non si cancellano, né dalla mente né dal cuore.
Insieme tra diversi: persone, gruppi, associazioni. Il Pontefice lo ha ripetuto tante volte perché ci tiene e gli dà gioia. Lo spettacolo umano a Villa Borghese è nato da una domanda: perché non realizzare la Mariapoli nel cuore di Roma? Perché non provare a fare un innesto di fraternità, magari piccolo ma concreto, nelle strade della città? Roma — lo sappiamo — piange per le tante ferite e soffre per le molte fragilità, ma vive anche di una ricchezza incredibile: il tanto bene che vi si fa.
Quando il Papa ha indetto l’anno della Misericordia abbiamo pensato alle tantissime associazioni che operano nella città, con o senza riferimento religioso, ma che “fanno misericordia”. Quasi un caso l’incontro con Earth Day, che si occupa della tutela del creato e lavora per quell’ecologia integrale cara a Francesco. Un percorso e un lavoro appassionanti, fuori dai propri schemi, su strade anche impensate. Non senza difficoltà, certo, perché non ci si conosceva e perché si è diversi.
Ma la diversità è ricchezza, come l’incontro con oltre cento associazioni: sono così nate sinergie e si sono costruiti ponti. Anche con realtà piccolissime: «Ma la mia associazione va avanti con la mia pensione, non abbiamo né loghi né cose del genere» ci ha detto un nuovo amico. E la Mariapoli ha voluto dare testimonianza del bene che anche lui fa. Sono così emerse le tante città sotterranee virtuose che Roma contiene.
Un bene che si moltiplicherà e una rete che sembra dare ragione all’intuizione che Chiara Lubich scrisse nel 1949 incontrando Roma e amandola: «molti occhi s’illuminerebbero della sua Luce: segno tangibile che Egli vi regna (…) a risuscitare i cristiani e a fare di quest’epoca, fredda perché atea, l’epoca del Fuoco, l’epoca di Dio (…) Non è solo un fatto religioso (…) È questo separarlo dalla vita intera dell’uomo una pratica eresia dei tempi presenti, e un asservire l’uomo a qualcosa che è meno di lui e relegare Dio, che è Padre, lontano dai figli».
di Maria Voce, Presidente del movimento dei Focolari
Quello che segue è il
Reportage
da Villa Borghese
di Valerio Mezzini
“…Non si fa in tempo ad arrivare
che subito si percepisce ‘qualcosa’ di speciale nell’aria ….
Il Gen Verde si prepara a cantare una canzone
e qualcuno dice: “c’è una sorpresa!!”…
Ma chi starà arrivando? E fra la gente serpeggia una parola:
“ il papa” … “ il papa?! ”
e nello stupore di tutti eccolo che sale davvero sul palco …
… mentre il Gen Verde intona
“ non sono un super eroe, io credo nel noi, oh oh oh …”
E’ Donato Falmi a prendere la parola per presentare
l’esperienza della Mariapoli in corso a Villa Borghese
insieme ad altre associazioni …
Poi Antonia Testa presenta l’esperienza della Mariapoli
(partendo dalla prima del ’49)
per introdurre alcune esperienza di misericordia …
interviene poi il rappresentante di Earth day Italia
e racconta dell’incontro col Movimento e con altre Associazioni
per creare questo nuovo evento
…segue una testimonianza dal carcere
poi L’esperienza di una gen nel carcere di Rebibbia,
di un gen con i giovani a Siracusa e dello slot mob ….
La presentazione di una associazione sportiva
che opera con gli immigrati attraverso il calcio
Poi papa Francesco prende la parola …
e la preghiera finale ….
Le parole di papa Francesco
al “Villaggio per la Terra”
Riportiamo il discorso integrale di papa Francesco,
svolto a braccio lo scorso 24 aprile,
durante la manifestazione a Villa Borghese promossa dal Movimento dei Focolari
per la Mariapoli di Roma e da Earth Day Italia.
«Sentendovi parlare, mi sono venute alla mente due immagini: il deserto e la foresta. Ho pensato: questa gente, tutti voi, prendono il deserto per trasformarlo in foresta. Vanno dove c’è il deserto, dove non c’è speranza, e fanno cose che fanno diventare foresta questo deserto. La foresta è piena di alberi, è piena di verde, ma troppo disordinata… ma così è la vita! E passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate deserti in foreste! E poi si vedrà come si possono regolare certe cose della foresta… Ma lì c’è vita, qui no: nel deserto c’è morte.
Tanti deserti nelle città, tanti deserti nella vita delle persone che non hanno futuro, perché sempre c’è – e sottolineo una parola detta qui – sempre ci sono i pregiudizi, le paure. E questa gente deve vivere e morire nel deserto, nella città. Voi fate il miracolo con il vostro lavoro di cambiare il deserto in foreste: andate avanti così. Ma com’è il vostro piano di lavoro? Non so… Noi ci avviciniamo e vediamo cosa possiamo fare. E questa è vita! Perché la vita la si deve prendere come viene. È come il portiere nel calcio: prendere il pallone da dove lo buttano… viene di qua, di là… Ma non bisogna avere paura della vita, non avere paura dei conflitti. Una volta qualcuno mi ha detto – non so se è vero, se qualcuno vuole può verificare, io non ho verificato – che le parola conflitto nella lingua cinese è fatta da due segni: un segno che dice “rischio”, e un altro segno che dice “opportunità”. Il conflitto, è vero, è un rischio ma è anche una opportunità.
Il conflitto possiamo prenderlo come una cosa da cui allontanarsi: “No, lì c’è un conflitto, io sto lontano”. Noi cristiani conosciamo bene cosa ha fatto il levita, cosa ha fatto il sacerdote, con il povero uomo caduto sulla strada. Hanno fatto una strada per non vedere, per non avvicinarsi (cfr Lc 10,30-37). Chi non rischia, mai si può avvicinare alla realtà: per conoscere la realtà, ma anche per conoscerla col cuore, è necessario avvicinarsi. E avvicinarsi è un rischio, ma anche un’opportunità: per me e per la persona alla quale mi avvicino. Per me e per la comunità alla quale mi avvicino. Penso alle testimonianze che avete dato, per esempio nel carcere, con tutto il vostro lavoro. Il conflitto: mai, mai, mai girarsi per non vedere il conflitto. I conflitti si devono assumere, i mali si devono assumere per risolverli.
Il deserto è brutto, sia quello che è nel cuore di tutti noi, sia quello che è nella città, nelle periferie, è una cosa brutta. Anche il deserto che c’è nei quartieri protetti… È brutto, lì anche c’è il deserto. Ma non dobbiamo avere paura di andare nel deserto per trasformarlo in foresta; c’è vita esuberante, e si può andare ad asciugare tante lacrime perché tutti possano sorridere.
Mi fa pensare tanto quel salmo del popolo d’Israele, quando era in prigionia in Babilonia, e dicevano: “Non possiamo cantare i nostri canti, perché siamo in terra straniera”. Avevano gli strumenti, lì con sé, ma non avevano gioia perché erano ostaggi in terra straniera. Ma quando sono stati liberati, dice il Salmo, “non potevamo crederci, la nostra bocca si è riempita di sorriso” (cfr Sal 137). E così in questo transito dal deserto alla foresta, alla vita, c’è il sorriso.
Vi dò un compito da fare “a casa”: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada: sono preoccupati, ognuno è chiuso in sé stesso, manca il sorriso, manca la tenerezza, in altre parole l’amicizia sociale, ci manca questa amicizia sociale. Dove non c’è l’amicizia sociale sempre c’è l’odio, la guerra. Noi stiamo vivendo una “terza guerra mondiale a pezzi”, dappertutto. Guardate la carta geografica del mondo e vedrete questo. Invece l’amicizia sociale, tante volte si deve fare con il perdono – la prima parola – col perdono. Tante volte si fa con l’avvicinarsi: io mi avvicino a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà, come abbiamo sentito che fanno questi ragazzi e ragazze coraggiosi nei posti dove si gioca d’azzardo e tanta gente perde tutto lì, tutto, tutto. A Buenos Aires ho visto donne anziane che andavano in banca a prendere la pensione e poi subito al casinò, subito! Avvicinarsi al posto del conflitto. E questi [ragazzi] vanno, si avvicinano. Avvicinarsi…
E c’è anche un’altra cosa che ha a che fare col gioco, con lo sport e anche con l’arte: è la gratuità. L’amicizia sociale si fa nella gratuità, e questa saggezza della gratuità si impara, si impara: col gioco, con lo sport, con l’arte, con la gioia di stare insieme, con l’avvicinarsi… È una parola, gratuità, da non dimenticare in questo mondo, dove sembra che se tu non paghi non puoi vivere, dove la persona, l’uomo e la donna, che Dio ha creato proprio al centro del mondo, per essere pure al centro dell’economia, sono stati cacciati via e al centro abbiamo un bel dio, il dio denaro. Oggi al centro del mondo c’è il dio denaro e quelli che possono avvicinarsi ad adorare questo dio si avvicinano, e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento… Pensate allo sfruttamento dei bambini, dei giovani.
Gratuità: è la parola-chiave. Gratuità che fa sì che io dia la mia vita così com’è, per andare con gli altri e fare che questo deserto diventi foresta. Gratuità, questa è una cosa bella!
E perdono, anche, perdonare. Perché, col perdono, il rancore, il risentimento si allontana. E poi costruire sempre, non distruggere, costruire.
Ecco, queste sono le cose che mi vengono in mente. E come si fa questo? Semplicemente nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune, tutti siamo umani. E in questa umanità ci avviciniamo per lavorare insieme. “Ma io sono di questa religione, di quella…” Non importa! Avanti tutti per lavorare insieme. Rispettarsi, rispettarsi! E così vedremo questo miracolo: il miracolo di un deserto che diventa foresta. Grazie tante per tutto quello che fate! Grazie».
Giornata mondiale per la Terra 2016
PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO
DURANTE LA VISITA ALLA MANIFESTAZIONE “VILLAGGIO PER LA TERRA”
Roma, Villa Borghese
Domenica, 24 aprile 2016